Chiuso per esami...

Author: Ale [Tredici] / Labels:

...ma ritorneremo presto. No? 

Schizzi di Isola Santa

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Laura mi ha mandato delle foto dell'escursione degli AdM ad Isola Santa (che è avvenuta, se non erro, Domenica 6 Dicembre 2009). Finalmente trovo il tempo di pubblicarle! Guardate bene queste immagini, perché alcuni degli AdM potranno rivedere questo luogo mooooooolto presto! E se qualcuno vuole pubblicare un resoconto o qualsivoglia pensiero... è il benvenuto (ma che ve lo dico a fare!). Ringrazio ufficialmente la fotografa di fiducia degli AdM perché queste foto sono splendide! Ehhhhh si vede che Lau ha la stoffa della reporter avventurosa!!!




 
 
 
 
 
 
 
 





La prima volta al manicomio

Author: Lau / Labels:

Eccomi qui. Ho un po’ di tempo e allora ne approfitto per aggiornare il blog, documentando un’altra avventura degli AdM.
Ritrovo a casa di Rossana e poi via verso Maggiano. Stasera il gruppo è formato da Rossana, Matteo T., Pennino, Alfredo, Alessandro ed io. Ci si ferma a mangiare da Ranner Pizza e si fanno anche due risate col proprietario, assolutamente eccezionale, ha delle uscite veramente fantastiche! Insomma, si mangia in allegria e infine ci si avvia al manicomio. Ale ci accompagna nella zona ma, poiché è tardi ed è domenica sera, ci lascia all’esplorazione con suo grande rammarico.
La costruzione è veramente enorme e, come scopriremo più avanti, si allarga anche su un’altra ala. All’inizio troviamo solo una specie di sgabuzzino che sembra appena imbiancato, ma poi scoviamo un piccolo passaggio attraverso una porta. C’è una scala, saliamo e… non crediamo ai nostri occhi: un proiettore cinematografico! Ci affacciamo alle finestrelle e effettivamente, nella sala adiacente, c’è una sala cinematografica. A questo punto usciamo per cercare l’ingresso al cinema. Ci basta oltre passare i tendoni rossi ed ecco le file si seggiole tutte impolverate e lo schermo per la proiezione. Questa è stata davvero una scoperta inaspettata!
Non troviamo altre porte da poter superare, così proviamo a fare il giro. In quest’altra ala del manicomio troviamo una stanza con strani macchinari, e pure delle bombole di gas ancora lì. Dopo si sale su di una scalinata, ma non porta a nulla di accessibile. Ritorniamo verso la prima zona, da dove siamo arrivati, e lì troviamo un paio di stanze da vedere. Queste danno su un giardinetto interno dove ci sono delle impalcature per i lavori di ristrutturazione e Matteo T. e Alfredo cominciano la scalata per raggiungere il tetto. Quando gli avventurieri hanno completato la loro missione, constatiamo che non c’è altro da poter vedere e ci rimettiamo sulla strada di casa.

La casa del faraone

Author: Lau / Labels:

A quanto pare stavolta tocca a me documentare un’altra avventura degli Amici di Merlino! Ok, cominciamo.
Era un giovedì sera e, terminato l’allenamento, mi avvio verso Pescia per raggiungere i due Matteo e Alfredo (stavolta siamo solo noi quattro). Una volta ritrovati c’è da decidere quale luogo esplorare e, dopo alcune considerazioni, optiamo per la villa del Faraone. Inizia l’avventura!
Saliamo sulla macchina di Matteo T. e ci dirigiamo verso questa casa abbandonata. Per non destare sospetti lasciamo la macchina a debita distanza dalla villa, nel parcheggio di un locale, e ci avviamo verso il luogo prescelto. Arrivati al confine della proprietà, ci addentriamo tra gli alberi e arbusti che imperversano questa zona del giardino e notiamo un piccolo edificio, una chiesa. Entriamo, un paio di foto a questa tana delle messe nere e si prosegue. Ecco che finalmente la villa si mostra a noi in tutta la sua imponenza. L’ingresso è aperto, varchiamo la soglia e, stanza dopo stanza, giriamo tutto il pianoterra, compresa la terrazza che si affaccia sul giardino. Vorremmo esplorare anche quella che penso fosse la cantina ma, come ci aveva avvertito Matteo, già stato in quella casa, quell’area era completamente allagata. Sarebbe servita una barca per inoltrarci! A questo punto saliamo le scale, dato che l’ascensore è ovviamente fuori uso. Ebbene sì, avete capito perfettamente, la villa è provvista di ascensore, fermo ormai da tempo, ma con le porte semi chiuse che ci consentono di notare dei vecchi giornali al suo interno. Sfortunatamente non ricordo bene, ma mi sembra risalissero agli anni ’80. Dopo questa scoperta ci accingiamo ad esplorare i due piani rimasti. In alcune zone della stanza non c’era affatto un buon odore, forse a causa dell’umido o… boh! C’è dare dire che in quella casa non ci sono solo mattonelle rotte, un po’ di calcinacci e porte e finestre già forzate, tutt’altro! In una camera, quella che credevo fosse una tenda si è rivelata essere probabilmente una specie di “alveare”. Non so proprio come descriverlo e quindi invito Matteo T. a mettere la fotografia! Ma questa non è l’unica stranezza all’interno della casa. In un’altra stanza infatti, sulla parete e sul pavimento, ci sono delle macchie viola, degli schizzi. Sangue??! Alla fine concludiamo che potrebbe non essere sangue, ma la cosa lascia comunque un alone di mistero.
Completata la visita della casa decidiamo di fare un giro per il giardino, e scopriamo che al di là di un cancello ci sono altri due edifici correlati alla casa. Di uno è crollato il tetto, l’altro sembra meno pericolante. Procediamo all’ispezione, che rivela un probabile uso di almeno uno dei due: a fianco di una porta troviamo infatti una piccola insegna con su scritto “ufficio”, come quelle che puoi in ospedali o uffici aziendali. Tuttavia anche qui troviamo un mistero. Esploriamo tutte le stanze del pianterreno (o quasi) e non ci sono scale che portano al piano di sopra, nemmeno da fuori. L’unica possibile entrata (per noi) sembra una piccola finestra, ma è troppo pericoloso e lasciamo perdere.
A questo punto non è rimasto davvero altro da vedere, e così si intraprende la strada del ritorno.

Se qualcuno vuole aggiungere note, foto, correzioni... Faccia pure! E’ passato parecchio tempo e ci sta abbia sbagliato/dimenticato qualcosa.

Alla prossima avventura!

Nel posto sbagliato, al momento sbagliato

Author: Ale [Tredici] / Labels: ,

Ossia: al di là del cancello, quando arriva la polizia.




[ Foto ingenuamente scattata
tra il 21 e il 22 Novembre 2009,
in un posto dove non dovevamo essere,
poiché "sappiamo leggere, no?" ]



La sagoma oscura

Author: Ale [Tredici] / Labels:

Finalmente trovo il tempo di aggiornare il nostro diario di bordo. In realtà non si tratta di un aggiornamento molto consistente, perché l'esplorazione di cui parlerò in questo post non ha portato realmente ad un paese fantasma. Ma andiamo con ordine.
Era Sabato 17 Ottobre (eh sì, quasi un mese fa!) e avevamo programmato un'escursione. La meta originale avrebbe dovuto essere Col di Favilla, un paesino sperduto dalle parti di Sant'Anna di Stazzema, se non ricordo male. Partiamo: anche quel sabato eravamo i soliti noti. In ordine alfabetico: io, Alfredo, i due Matteo e Rossana.
Ora, dovete sapere che la mia memoria sarebbe da sostituire con una più capiente (o quantomeno funzionante); per questo motivo, è estremamente probabile che sbaglierò qualche nome o riferimento, confondendolo magari con qualche altra serata. Correggetemi pure, ecco!

Arriviamo a Castelnuovo e decidiamo di fermarci lì a cena. La prima pizzeria non andava bene perché era da asporto, e noi volevamo sederci a un tavolo. La seconda invece era perfetta. Tralascio tutte le gag che ci vedono protagonisti (anche se quella chiamata "Matteo e il farro" andrà riproposta in un secondo momento) e vengo al fatto saliente: il cameriere ci dice che Col di Favilla non è raggiungibile in macchina. Ci sarebbe da abbandonare l'auto sette chilometri prima e fare il tratto del bosco che separa la strada dal paese. No, non va assolutamente bene. Notte, freddo, umido, camminata: non è il caso. Allora chiediamo un'alternativa al signore (intendo il cameriere, non Dio, altrimenti avrei messo la lettera maiuscola a "signore", ma non so nemmeno come mai ve lo stia scrivendo, deve essere la mia ossessione per le parentesi).
Il cameriere ci dice che ci sarebbe, non lontano dal ristorante, un posto chiamato Bargecchia. Ci assicura che nessuno vive lì. Forse avremmo dovuto chiedergli la definizione di nessuno, ma abbiamo pensato che con "nessuno" non intendesse "qualcuno". Di solito funziona così. O forse è stata semplicemente ignoranza e lui era totalmente in buonafede. O forse ancora ci voleva proteggere. Fatto sta che Bargecchia non è affatto un paese abbandonato. Ma andiamo con ordine. Io e Rossana ci appuntiamo le indicazioni su come arrivare là (un percorso traumatico, tra parentesi). Prima di metterci in macchina abbiamo anche modo di scambiare quattro chiacchiere con un cuoco a cui evidentemente stavamo simpatici.

Partiamo. Guida Rossana. Dopo cinque minuti ci siamo già persi, quindi chiediamo indicazioni a un tipo a piedi. Quello è stato senza dubbio il momento più esilarante della serata.
Rossana: "Mi scusi, sa dove si trova Bargecchia?"
Omino: "Sì, dunque, deve andare qui a destra, poi alla Coop girare di nuovo a destra..."
Rossana: "Ci sono i cartelli?"
Omino: "...scende per la strada, sempre dritto, oltrepassa una fabbrica..."
Rossana: "Scusi, ma c'è un'indicazione?"
Omino: "...e quando trova un grande edificio sulla sinistra, prende la traversa..."
Alfredo: "Ma neanche un cartello? Proprio proprio nessuna indicazione?"
Di dietro risate soffocate.
Omino: "...e prosegue per un po', finché non entra in una strada non illuminata..."
Alfredo: "Nessuna indicazione? Ne è sicuro?"
Ai sedili di dietro non riusciamo a trattenere le risate, nonostante avevamo la testa infilata tra le braccia per cercare di non ridere.
Omino: "...a quel punto prosegue dritto e siete arrivati."
Rossana: "Va bene, grazie mille..."
Possiamo finalmente dare libero sfogo alle risa, e cinque minuti dopo - sempre molto allegramente - ci perdiamo. Torniamo indietro, sicuri che la strada non poteva essere quella. Poi troviamo un cartello che ci dice che effettivamente la strada era proprio quella. Ripercorriamo quel sentiero, stavolta fino in fondo. Verso la fine, quando Matteo T dà il cambio a Rossana alla guida, sentiamo dei cani abbaiare. Dei latrati sempre più vicini e terrificanti. Matteo ingrana, e molto vivacemente saltelliamo su una strada sterrata, fino al tanto agognato paesino. Non poteva proprio essere un paesino abbandonato. Il campanile era illuminato, le case erano curate (in gran parte), non era desolante come tutti gli altri. E soprattutto, la vetrata di una casa in cima ad un'altura era illuminata. E proprio quando scendiamo di macchina, una sagoma nera si ferma davanti alla finestra, proiettando un'ombra oscura nel contorno giallo.
Ovviamente a me piace pensare che quell'uomo fosse un vecchio misterioso, il capo umano di una setta di zombie assassini. Invece, probabilmente era solo un ometto che vede una macchina arrivare a mezzanotte nel suo paese dimenticato dal mondo e si interroga sul motivo per cui i cinque imbecilli che scendono da essa avrebbero dovuto impugnare delle torce.
Esploriamo il paesino (ormai ci siamo!). Niente di particolarmente eclatante, solo qualche garage e stalle e edifici malridotti. Avrei anche delle foto, ma devo ancora scaricarle dalla fotocamera!

Ecco. Pensavo che sarebbe venuto un resoconto breve, e invece ho scritto un bel po'! Le esplorazioni degli amici di Merlino non si sono fermate, ma alle successive due io non ho potuto partecipare (tra l'altro, mi sto mangiando le mani, soprattutto per non essere venuto a Maggiano, ma avevo lezione il giorno dopo!!!). Se qualcuno ha fatto delle foto o ha voglia di parlarne un po'... è il benvenuto!

La collina dei fantasmi

Author: Ale [Tredici] / Labels: ,

Dio - se esiste, e se non esiste sarà stata la semplice evoluzione - mi ha programmato in un modo strano. Riesco a godere di un'emozione soltanto mentre la sto vivendo. La brucio, lì per lì. Il ricordo non ne è che il vago odore: non basta il ricordo, non è la stessa cosa, nemmeno lontanamente. Proprio per questo mi è tremendamente difficile scrivere il resoconto della serata di Sabato 10 Ottobre, ma ci proverò ugualmente.
Una serie di sfortunati eventi, tra cui il tamponamento del sottoscritto da parte di un apino arancione, sembra ostacolare la riuscita della serata, ma in qualche modo, alle 21 e qualcosa, l'auto di Matteo T si ferma davanti a casa mia. Apro la portiera e saluto gli altri: Rossana, Alfredo e Matteo P. Si parte. Prima tappa: cibo. Ci fermiamo da Runner Pizza, che sarebbe il locale dove di solito ordino le pizze da asporto, essendo particolarmente vicino a casa mia. Rimaniamo soddisfatti, e il tentativo di Alfredo di far impazzire i camerieri non trova il coronamento, anzi: il signore della pizzeria ci offre anche di finire una bottiglia di... cos'era, amaro?
Beh, dopo aver perso un'infinità di tempo prezioso nel nutrirci, ci mettiamo in macchina e partiamo, con il buon proposito di stare nel paesino solo una mezzoretta "perché altrimenti avremmo fatto troppo tardi". Per arrivare a Toiano ci vuole un'oretta e venti minuti. E' un paesino in provincia di Pisa, non distante da Pontedera.
Arriviamo là verso mezzanotte. La luna si nasconde tra le nuvole, ma emana una luce che, nonostante le nuvole, ci fa percepire la sua presenza. Parcheggiamo di fronte a una chiesa strutta. Entriamo. Paurosissima. Stavolta avevo la torcia, ma Rossa me la frega subito, e io per vendicarmi pubblico questa foto:

Il tentativo voleva essere quello di illuminarsi la faccia con la lampada, di modo che nella foto comparissero solo tratti del volto spaventosamente modificati. Ma tale tentativo è fallito, e la foto è divertentissima (sottotesto: Rox ti adoroooo!). La chiesa cade a pezzi. Un po' era trasandata di suo, un po' perché tutte le messe nere che vi avranno recitato l'hanno resa debole, ma soprattutto perché Pennino e Toscani si sono arrampicati sull'altare, che sarebbe crollato se non fossero scesi immediatamente (ho anche una foto in cui Matteo regge l'altare con una mano per non farlo cadere, ma non la pubblico perché il server ci mette tanto a caricarla).
Esploriamo la chiesa, anche se in realtà c'era solo un'altra stanza da vedere. Poi usciamo. Ci incamminiamo verso l'interno del paese. Sulla destra c'è subito una casa che ha l'idea di essere abbandonata. Nessuna porta: "probabilmente è sul retro". Infatti ci facciamo strada tra gli arbusti umidi e la vegetazione impervia (si fa per dire...) e troviamo una finestrina da cui passare. Ci muniamo di bastoni, che ovviamente non sarebbero serviti a nulla contro un eventuale malintenzionato ben organizzato, ma ci infondono coraggio. E il coraggio non è mai troppo!
Entriamo. Sporco, polvere, cose che potrebbero cadere. Specialmente le ultime destano la nostra attenzione, per cui ci posizioniamo tutti sotto un arco portante, la cosa più stabile che riusciamo a trovare. Meditiamo sul luogo, e poi usciamo. C'è un ponte. Ricordo volentieri una frase di Matteo P, secondo cui quel ponte potrebbe essere il passaggio tra due mondi. Molto poetico, e molto molto molto terrificante, in quel contesto.
Troviamo un'altra fessura in cui introdurci, anche se proprio quando eravamo nel mezzo della casa abbandonata numero due, al completo silenzio, Matteo T, il capofila, sussurra: "Via!". Non ce lo facciamo ripetere, e saettiamo verso l'uscita. Poi fuori ci spiega che aveva sentito dei passi, e meglio non rischiare.
Torniamo a percorrere la strada. Sulla sinistra troviamo una delle poche case abitate di Toiano. Facciamo silenzio, in fondo non vogliamo disturbare nessuno. Proseguiamo sul sentiero; non ancora per molto in realtà, perché il sentiero finisce lì. Con questa immagine:



Ma... attenzione! Lì, sulla sinistra, c'è un buco in una porta. Entriamo, tre alla volta, per permettere a qualcuno di restare di guardia fuori: avevamo distintamente udito dei rumori, e volevamo essere sicuri. Anche i miagolii, di notte, possono risultare terrificanti. E poi si sa: siamo fifoni!
Quell'ultima casetta fu probabilmente il luogo più strano di tutta la sera. Un grande punto interrogativo a forma di edificio. Sì, perché scendendo al piano di sotto, si vedeva il muro finire, e cominciare una grotta, scavata... nella sabbia. Era proprio sabbia, perché si riconoscevano delle conchiglie incastrate dentro. La casa poggiava sulla sabbia. La cosa era strabiliante, soprattutto per il nostro geologo Pennino. Allego alcune foto, per farvi capire meglio (mi rendo conto che le mie descrizioni non riescano a rendere bene quanto la realtà).



Ancora con queste immagini negli occhi, facciamo ritorno alla macchina. Sono quasi le tre e mezzo quando apro la porta di casa. Il proposito di non fare tardi non è stato rispettato, e buona parte della colpa è stata mia, perché gli altri sono dovuti venire a prendermi a Lucca. Ma, eccetto questo, credo che sia stato giusto restare a lungo ad esplorare la collina. Decisamente ne valeva la pena.

Il forte delle nebbie

Author: Ale [Tredici] / Labels:

Non vi nascondo di essere un po' emozionato nel resocontare quella che è stata la prima missione degli Amici di Merlino. Si è svolta Domenica 4 Ottobre 2009, una giornata deprimente, atmosfericamente parlando. Ha piovuto per quasi tutto il giorno, tanto che l'escursione ha rischiato di essere rimandata. Invece verso sera il tempo pareva più stabile, e l'unico accorgimento che ci siamo sentiti di prendere è stato quello di portare gli asciugamani (intelligentissima proposta di Rossana, solo che poi se ne è dimenticata, e l'unico con gli asciugamani nello zainetto ero io!). Invece, una cosa che mi è piaciuta davvero è stata la Luna. Luna piena, completamente piena, una manna dal cielo per gli astrologi o per chi crede nelle stelle. E un evento terribile per chi crede nei lupi mannari. Io credo - più o meno - in entrambe le cose, quindi l'avventura si è tinta di qualche emozione in più.

I coraggiosi Indiana Jones che si sono lanciati nella prima missione sono stati sette. Oltre a me, c'erano anche Laura, Rossana, Matteo Toscani (che chiameremo Matteo T, o Toscani, per non confonderlo con l'omonimo), Matteo Pennino (che dunque chiameremo Pennino, o al limite Matteo P.), Alfredo, Tiziano.
Ci troviamo al MacDonald alle otto. Gnam, i panini del MacDonald, che buooooni! Okay, basta col sarcasmo. Il primo fotogramma che voglio descrivervi è infatti la faccia soddisfatta di Alfredo mentre annuncia con gaudio quanto sia buono il suo MacCancro.

Alle ore non-mi-ricordo-che-ore-erano la comitiva si divide in due auto (la mia e quella di Rocs, per la precisione) alla volta del Castello di Ripafratta. Dopo aver parcheggiato, comincia la spedizione. A guidarla sono i Pescia boys, che in precedenza avevano già fatto un sopraluogo del posto. Notare bene: mentre per me era la prima volta, gli altri avevano già compiuto imprese di questo tipo. Conclusione: non avevo pensato a portarmi una torcia. Ergo: la prossima volta, Ale, portati una torcia!

Il cammino procede senza troppi intoppi. Il terreno era piuttosto fangoso, ma credevo peggio. Aveva piovuto, e la vegetazione era quindi molto umida. La luna contribuiva a rendere tutto un pochino più visibile. Si scherza e ci si diverte. Finalmente arriviamo nel castello. Più che castello era un fortino. Non so bene a cosa servisse; con molta fantasia abbiamo ipotizzato che in passato avesse avuto scopi militari, mentre adesso il suo uso è adibito alle messe nere (ipotesi saltata fuori dopo che Rossana ha trovato per terra dei cerini, e Tiz ha chiesto a gran voce un Necronomicon).

Il fortino era costituito da mura e torri. La struttura - aperta al cielo - avrebbe potuto essere tenuta meglio, sicuramente non era un luogo turistico, ma non era nemmeno così malandata. La vegetazione s'infiltrava in ogni spiraglio possibile, abbracciava quasi totalmente una delle torri. Al centro del castello c'era una specie di precipizio. Dico "specie" perché non era un vero e proprio burrone, ma era abbastanza profondo da causare il troncamento di diversi arti in caso di caduta.

Parentesi interessante dellla spedizione è stata quando Matteo T ha voluto scalare dall'interno una torre. Si è inserito in una fessura ed è brillantemente riuscito a salire. Il problema è stato che non riusciva a scendere altrettanto brillantemente. Anzi, avrebbe potuto fare una brutta fine, perché proprio sotto l'unica uscita della torre c'erano delle scale che avrebbero reso la caduta molto dolorosa. Siamo quindi partiti alla ricerca di qualcosa per salvarlo. Non scenderò in dettagli, poiché forse tutta l'avventura vorrà raccontarla lui stesso. Vi dico solo che fortunatamente riusciamo a trovare un'impalcatura che i sacerdoti delle messe nere avevano lasciato all'interno del forte. Con un po' di fatica, Tiz e Alfredo la posizionano in modo tale che Matteo possa usarla per evitare di uccidersi. E in effetti è sempre vivo. Riesce a scendere, e Rossa va ad abbracciarlo, come nei migliori filmd'avventura in cui l'eroe quando si salva viene raggiunto dall'amata.

Concludo il post dicendo che mi sono divertito davvero molto, e se qualcuno volesse aggiungere qualcosa è liberissimo di farlo. Ho anche qualche foto della serata, ma è praticamente impossibile riconoscere qualcosa, sia a causa dell'oscurità, sia perché le ho fatte col cellulare.

E stasera ci aspetta la visita a un paese fantasma. Ma stavolta verrò con la torcia!



Chi ben comincia

Author: Ale [Tredici] / Labels:

"La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell'ignoto."

[ H. P. Lovecraft ]



Sì, Lovecraft. Della serie: tanto per cominciare con qualcosa di allegro. In realtà avevo in mente di inaugurare il nuovo blog con la prefazione del Necronomicon (due righe che fanno venire i brividi la prima volta che le si legge) ma poi ho pensato che questa citazione sarebbe stata più appropriata.

Più appropriata perché parla di paura, di ignoto e soprattutto di emozioni, che è ciò per cui sostanzialmente viviamo. E gli amici di Merlino non hanno altra pretesa se non quella di giocare un po' con le loro emozioni.



P.S. Se non si fosse notato, questo post è stato scritto con l'unico scopo di dare una forma iniziale al nuovo blog. Tanto per farlo partire, ecco. Mi scuso quindi per i contenuti poveri, e conto sul vostro aiuto per migliorarne lo spessore.